QUESITO: Lorena convive da tre anni col suo compagno, Luca nella casa di lui. Entrambi lavorano, ma lei è attualmente in cassa integrazione. Hanno una bimba di un anno. A volte lei e Luca litigano per la divisione delle spese comuni e per quelle della figlia e su quale debba essere il contributo, anche pratico, quotidiano, di ciascuno alla vita comune. Mi chiede se ci può essere una soluzione per organizzare la convivenza.
La convivenza, per secoli, è stata ignorata dal legislatore. C’era il matrimonio, con i suoi diritti e i suoi doveri e poi c’era quella situazione lasciata all’assoluta organizzazione libera delle parti che era, appunto, la convivenza.
Nel giugno 2016 è entrata in vigore la L. 20/05/2016 n. 76 che, fra le altre cose, ha introdotto la possibilità (non l’obbligo), per i conviventi, di regolare per iscritto, mediante veri e propri “contratti di convivenza”, tutte le loro questioni patrimoniali, sia durante la convivenza e sia nell’eventualità in cui questa dovesse terminare.
In questi contratti, che possono essere stipulati davanti ad un notaio o ad un avvocato e, poi, trascritti presso l’anagrafe del comune di residenza comune (se si vuole renderli opponibili a terzi), le parti hanno la facoltà stabilire quali sono, di massima, i compiti di ciascuno nel menage familiare, quanto l’uno e l’altro devono corrispondere mensilmente per le varie spese di gestione della casa e/o per il mantenimento dei figli, in proporzione al proprio reddito; possono stabilire come devono essere pagati e/o utilizzati i beni in comproprietà ed ogni altra questione patrimoniale che li riguarda. Le parti possono prevedere anche delle clausole in cui regolano l’eventuale fine del rapporto di convivenza. Per esempio, possono stabilire che il convivente che ha un maggior reddito versi all’altro una somma mensile o una somma “una tantum”, commisurata al bisogno dell’altro partner e agli anni di convivenza. I partners possono, quindi, “ritagliarsi un vestito su misura” , regolando ogni loro questione patrimoniale e anche personale con un atto scritto.
Alcuni clienti che erano in difficoltà simili, all’inizio erano scettici nell’usare questo strumento perché sembrava loro di burocratizzare il rapporto, di vincolarsi troppo. In realtà poi si sono resi conto che è una soluzione che, se usata in modo intelligente, può prevenire accese discussioni e crisi, perché ognuno dei due sa esattamente cosa deve fare e come deve contribuire alla vita di coppia.
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Foto di Vera Arsic da Pexels